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La cognizione dello spazio sonoro filmico – Valerio Sbravatti

In questo periodo il fermento per lo studio teorico e la realizzazione di sistemi e strumenti per la spazializzazione audio sempre piu immersiva è tornato alto. Negli ultimi due decenni sia i laboratori che le università non hanno mai fermato la ricerca, al contrario invece la diffusione di massa dei sistemi di produzione e riproduzione audio sembrava essersi fermata allo standard 5.1 presente in tutte le sale cinematografiche e nelle case di tutti gli appassionati con i sistemi home theater.

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L’immagine sonora – di Andrea M. V. Belotti

Ho la fortuna di poter condividere un’interessante tesi di laurea redatta da Andrea Maria Vittoria Belotti per il  dipartimento di ingegneria del cinema e dei mezzi di comunicazione del Politecnico di Torino. Una ricerca su un aspetto tecnico ed estetico del suono dove ancora esiste pochissima letteratura. Un lavoro approfondito come quello che ci propone Andrea è molto prezioso.

“L’obiettivo principale di questa tesi è quella di illustrare la struttura, natura e funzionamento delle tecnologie immersive non solo da un punto di vista tecnico ma anche attraverso l’osservazione di uno scenario estetico-culturale più ampio, con la finalità una volta comprese le sue peculiarità, di interrogarsi e prospettare come esse possano inserirsi nel dialogo con l’identità narrativa di un film, al fine di porsi non quale mero amplificatore sensoriale ma come reale strumento grammatico-emozionale.”

Potete scaricare il documento da questo LINK

Buona lettura

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Estetica sonora cinematografica

Quello che si ascolta durante la visione di un film è il frutto di scelte precise prese da coloro che lavorano alla creazione della pellicola. Il modo in cui queste scelte vengono operate generalmente è frutto di una lunga tradizione che negli anni ha fatto sì che si formasse un vero e proprio linguaggio sonoro.
Si lavora però su un terreno quasi inconsapevolmente conosciuto, perché spesso, chi finisce a lavorare nel settore cinematografico, è prima di tutto uno spettatore appassionato. Essere uno spettatore attento al sonoro comporta avere una certa aspettativa nei confronti di cosa si ascolterà in una determinata scena.

Le aspettative nei confronti del suono spesso derivano da soluzioni divenute ricorrenti nella storia del cinema per il fatto che si sono rivelate vincenti nell’ottenere una piena sinestesia tra la visione e l’ascolto, così tanto funzionale a suscitare determinate emozioni da essere diventate
dotazione standard nella tecnica narrativa del medium sonoro.

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IL PRIMO RE – Il suono del film

Il Primo re di Matteo Rovere è un film ambientato in epoca pre-romana, è una rivisitazione del mito di Romolo e Remo e della fondazione di Roma in chiave artistica. La vicenda dei due fratelli si svolge in un ipotetico 753 a.c nelle terre laziali dell’epoca. La caratteristica che contraddistingue quest’opera è la lingua parlata dai personaggi. Il regista e gli autori, insieme ad alcuni semiologi dell’università La Sapienza hanno fatto una ricerca molto approfondita per creare un proto-latino ibridato con termini indoeuropei che potesse essere in qualche modo simile alle lingue di quel periodo. Nel panorama italiano odierno è una produzione singolare, uno sforzo artistico e tecnico che dimostra la vivacità del nostro ecosistema cinematografico quando viene ben stimolato. Nelle righe che seguiranno troverete un resoconto sul lavoro fatto per la creazione del suono di Primo re.

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Boom library – Modern UI

Modern-UI-Sound-Effects-BOOM-Library Nel panorama delle librerie degli effetti sonori l’attenzione cade inevitabilmente su Boom library. Un po per l’originalità editoriale nella scelta delle loro release, un po per la cura con cui confezionano i prodotti, ma soprattutto perché hanno una qualità audio che si distingue in maniera esemplare. Non è da meno Modern UI, una libreria pronto uso pensata per la sonorizzazione di futuristiche interfacce utente ma che può andare oltre questo preciso intento e diventare una riserva timbrica hi-tech per completare e caratterizzare qualsiasi tipo applicazione sci-fi o di composizione elettronica.

Scorrendo l’intera lista di suoni la prima cosa che si nota è una spiccata coerenza sonora in tutte e 13 le categorie che la compongono, sia in quelli “più grossi” che nei glitch iper-minimalisti; Modern UI è infatti interamente creata da sintesi e catene di processi audio che gli assicurano questa preziosa caratteristica. Avere la possibilità di navigare una libreria con un carattere unico e allo stesso tempo con moltissime varianti di performance  sonora è cruciale per la riuscita di una sonorizzazione che fa la differenza.

Interessante è anche la vasta scelta di suoni che hanno un significato semantico, ad esempio risposte affermative o negative di un ipotetico sistema interattivo, le telemetrie o i suoni di caricamento.

Modern UI insieme a The interface (altro ottimo prodotto Boom) è sicuramente la soluzione definitiva per qualsiasi tipo di applicazione che prevede, pulsanti, schermi e lucine colorate!

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Zoom F8 – Firmware update V5.0

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Lo Zoom F8 è una macchina che regala belle soddisfazioni quando si è sul campo a registrare. Un’altra bella soddisfazione la Zoom la dà ai propri utenti con il rilascio della versione 5 del firmware che praticamente attiva tutte le funzioni è le migliorie principali  del prodotto successivo F8n. Con questa mossa Zoom si è comprata tutta la mia fiducia perché dimostra di essere un’azienda che sta veramente dalla parte dei propri clienti.
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Letture estive

Volevo suggerire un paio di libri in inglese molto interessanti da leggere sotto l’ombrellone.
Il primo è Universal sense scritto da Seth S. Horowitz, neuro-scienziato, ricercatore alla Brown University e fondatore di NeuroPop un’azienda specializzata nella consulenza per applicazione pratica di concetti di neuro-scienza nel campo della composizione musicale e sonora in generale per il marketing. Il libro è il risultato delle ricerche di Horowitz, scritto in maniera ironica e chiara, innesca interessanti riflessioni sulla percezione del suono e su come essa possa essere influenzata con determinati espedienti sonori.

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Il secondo che voglio segnalare è The sound book scritto da Trevor Cox, professore di ingegneria acustica presso la University of Salford. Il libro è scritto con  entusiasmo e ironia a dir poco singolari, è una sorta di piccola enciclopedia di tutti i luoghi con le più singolari stranezze acustiche esistenti al mondo, dal luogo più riverberante della terra fino alle dune che cantano, Trevor Cox indaga le cause di queste stranezze con un’analisi scientifica molto chiara regalando ottimi spunti. Sicuramente un libro da leggere per chiunque sia interessato al suono.

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Buona lettura!

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Registrazione multicanale lowcost

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Le tecniche per ottenere registrazioni multicanale di ottima qualità implicano attrezzature dai costi che possono raggiungere diverse migliaia di euro e spesso sono in qualche modo ingombranti, vistose e presuppongono un certo grado di organizzazione logistica perché vengano usate al meglio. Fare guerrilla recording con registratore a tracolla e boom in mano non è esattamente la maniera migliore per passare inosservati. Da qualche anno con l’avvento degli handy recorder la pratica di registrare sempre e ovunque è sicuramente diventata più discreta con un compromesso tra qualità e prezzo da considerarsi ottimo. Spesso però questo tipo di registratori sono limitati ad una registrazione stereo, alcuni modelli, come lo Zoom H6 montano capsule MS dando la possibilità di portarsi a casa anche un buon formato mono.
Ma se volessi registrare in formato surround?
Ho eseguito un piccolo test con lo Zoom H2n per tirare fuori delle registrazioni 7.0.

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Registrare ultrasuoni con UltraMic 384K

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Ho iniziato una serie di test con l’UltraMic 384K della Dodotronic una piccola casa costruttrice di microfoni  fondata da Ivano Pelicella con sede a Roma. Ivano è un biologo con la passione per l’elettronica che ha progettato questo ed altri apparecchi per l’ascolto della natura. Il microfono è di tipo USB questo significa che non ha bisogno di registratori audio esterni ma che può essere attaccato direttamente al computer o ad uno smartphone o tablet che sia. Bisogna solo procurarsi programmi o applicazioni adatte a ricevere lo stream digitale che produce UltraMic. Per ulteriori dettagli tecnici vi rimando alla pagina del prodotto linkata sopra.

Bisogna fare una premessa, l’UltraMic non è da considerarsi un microfono come lo si intende nel settore audio; è più appropriato pensarlo come un sensore di ultrasuoni utilizzato per lo studio della comunicazione nel regno animale. È inoltre impiegato nel settore industriale per il monitoraggio dello stato di salute di alcuni macchinari.
Non può essere usato come microfono da studio o da field recording, perché la resa non è ottimizzata per la banda udibile, il segnale è un po più rumoroso e la resistenza alla pressione sonora è più bassa rispetto ai microfoni tradizionali. Come può tornare utile allora nella creazione degli effetti sonori?

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Intelligenza artificiale e sound design


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Da qualche anno a questa parte gli investimenti e il focus della ricerca informatica si sono spostati in maniera significativa sul campo del machine learning, dell’intelligenza artificiale, della realtà aumentata e del riconoscimento vocale. Già vediamo i primi prodotti commerciali, Tesla produce auto che guidano da sole, Apple implementerà nelle prossime release dei propri sistemi operativi algoritmi di machine learning sempre più avanzati e così Google, Amazon e tutti i big dell’informatica. La tendenza è quella di creare strumenti che non solo siano utili ad un determinato scopo, ma che “collaborino” attivamente per raggiungere quello scopo con metodologie che oggi possiamo solo immaginare. Si passerà da una generica manipolazione quantitativa di dati numerici ad una modalità di intervento con un forte carattere qualitativo e personalizzato per ogni singolo utente. Tutto ciò come potrebbe ripercuotersi nell’ambito del sound design?

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Veloce come il vento – Workflow audio e sound design

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Prendere parte alla creazione di un film con una complessità tecnica di questo tipo è un privilegio raro in Italia e, per chi si occupa di suono, avere a che fare con sequenze automobilistiche è una sfida non indifferente.

Veloce come il vento” è una storia di vicende umane e di motori. I motori rientrano in quel dominio che ha a che fare con il sentimento della passione, bisogna avere reverenza. I motori sono anche una lunga tradizione e perciò bisogna rispettarne i canoni. Il suono di un motore porta con se un bagaglio di suggestioni che sono codificate nel linguaggio comune; è qualcosa che si capisce guardando un bambino mentre lo imita con la bocca quando gioca. Nel contesto filmico può avere centinaia di applicazioni, si può insinuare nella trama musicale e diventare uno strumento, Von Karajan parlava del 12 cilindri Ferrari come un’emozione che nessun direttore d’orchestra avrebbe mai potuto replicare. È qualcosa che può diventare messaggero di inquietudine, può essere liberatorio, può sorprendere e può dare eccitazione. È uno strumento molto potente ai fini narrativi e questo il regista, Matteo Rovere, lo sapeva bene fin da prima di iniziare le riprese; è grazie a questa consapevolezza se tutto il team audio è stato in grado di affrontare in maniera compatta un lavoro così complesso.

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La mia prima volta in Dolby Atmos

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La scorsa primavera ho avuto la fortuna di lavorare alla creazione degli effetti sonori di “Youth” di Paolo Sorrentino, primo film in Italia rilasciato in Dolby Atmos. Essendo una tecnologia recente non esiste ancora una letteratura o delle risorse ben organizzate per orientarsi nella produzione di una colonna sonora di questo tipo, ne sotto il profilo tecnico tantomeno sotto il profilo estetico. Quello che segue è il racconto della mia esperienza e le mie personalissime riflessioni sulla resa e le potenzialità di questo formato. Vediamo come funziona

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Ascoltare, analizzare, ricreare.

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Steven J. Strang – Ornithologists Directional Ear Trumpet

Nel cinema, nei videogames o nelle installazione artistiche, la costruzione di un convincente contesto sonoro gioca un ruolo fondamentale per completare al meglio le esperienze che queste forme di intrattenimento regalano al pubblico. I professionisti che lavorano nel mondo della sonorizzazione sono persone dotate di curiosità e pazienza, sono persone che hanno sviluppato una certa sensibilità a capire cosa funziona su una scena e a seguirne il ritmo. Ideare una scena convincente a livello sonoro non è una cosa immediata, non esiste una letteratura esaustiva che spieghi come realizzare sonorizzazioni perfette, forse questo ipotetico “manuale” non può esistere proprio per la natura intrinseca di questo lavoro in cui l’esperienza personale e il gusto soggettivo sono la chiavi predominanti.

Quando si affronta la sonorizzazione di una scena si procede per stratificazione di elementi sonori semplici  che vanno a comporre un sistema aurale complesso e articolato. Anche se non si parte completamente da zero (si è sempre legati ad una storia con esigenze narrative particolari e ambientazioni definite), creare un’esperienza sonora che sia al servizio della scena, ma che allo stesso tempo aggiunga emozione e valore estetico, non è affatto semplice. Un’esercizio per affinare la capacità di farsi venire buone idee potrebbe essere quello di mettere in pratica una sorta di “reverse engineering” di alcuni studi nel campo del field recording e applicarlo poi alla creazione di qualcosa che esiste solo nella finzione cinematografica. In sintesi, imparare ad ascoltare in maniera oggettiva quello che esiste nella realtà potrebbe dare un’apporto creativo rilevante nella fase di costruzione di un mondo sonoro che ancora non esiste. Ma quali sono questi studi?

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L’uomo biofonico – conversazione con Bernie Krause sull’origine selvaggia della musica umana

L’UOMO BIOFONICO

Chitarrista, compositore e pioniere dei sintetizzatori analogici Bernie Krause uscì dallo studio di registrazione alla ricerca di suoni naturali. Quello che scoprì era molto più profondo.
di Jay Babcock (articolo originale su Arthur magazine)

Illustrazione di Kevin Hooyman

“…Ogni essere umano sarà plasmato con canzoni, musica e tutte quelle cose che hanno a che fare con la natura”- Edgar Cayce psichiatra americano del 20° secolo, da “letture di una vita” dato a Bernie Krause quando aveva appena sei settimane di vita, come riportato da Krause in Notes from the Wild (Ellipsis Arts, 1996)

Chi meglio di Bernie Krause è adatto ad esplorare il più grande interrogativo sulla musica e cioè: cos’è, a cosa serve, perché ci piace, da dove proviene, perché suona come suona?

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