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Le regole del club Contact Mic

Riporto la traduzione di un’articolo di Tim Prebble  dal suo blog Music of Sound in cui illustra la sua esperienza nella realizzazione della libreria Contact Mic per HissandaRoar

La nuova release HISSandaROAR è ufficialmente disponibile, è costituita esclusivamente da registrazioni per mezzo di microfoni a contatto, ho pensato di condividere alcuni degli aspetti più importanti di questa tecnica, aspetti che ho scoperto nel modo più diretto – attraverso l’esperienza….

La prima regola per un buon utilizzo di un microfono a contatto non riguarda il microfono in se, riguarda un concetto più generale:

Cosa è collegato a dove ?

A occhio e croce direi che ho circa un dozzina di microfoni a contatto, acquistati nell’ultima decina d’anni, ma solo tre di questi risultano essere interessanti nell’utilizzo. Solo uno di questi tre microfoni “buoni”, ha il costo di tutti gli altri messi assieme, per il semplice fatto che coloro che lo hanno progettato hanno capito molto bene la regola numero uno. Infatti non è solo il microfono ad essere buono, ma anche ciò a cui il microfono è collegato, l’unico modo per assicurare grandi risultati e che ci sia una corrispondenza con il preamp e l’unico modo per cui ciò avvenga e che entrambi siano venduti come un pacchetto unico. Sono sicuro che è un concetto molto chiaro per chi ha conoscenze in elettronica, questo articolo (inglese) può aiutare a capire.

“Il problema con i pickup per chitarra e i microfoni a contatto e che non sono ben corrispondenti agli input audio standard. Per via della loro natura possono generare molto segnale, ma non possono pilotare un tipico ingresso audio di linea a 50 kilohm, hanno bisogno di lavorare con ingressi ad impedenza molto più alta, tipicamente 1 megohm.”

Il motivo per cui microfoni hanno un suono piccolo è perché, solitamente il sensore piezo passa il proprio segnale attraverso una capacitanza molto piccola, circa 15nF o meno. Quando il segnale passa ad un ingresso a 50 Kilohm si forma un filtro passa alto a 200Hz che elimina le basse frequenze dalla registrazione.

“Se il segnale viene collegato ad un ingresso microfonico consumer che è di circa 7 Kilohms  di impedenza il filtro che ne risulta è un passa alto ad 1Khz. Ecco il motivo per cui la maggior parte dei microfoni a contatto ha un performance molto scarsa sulle basse frequenze.

Si, è una questione di impedenza.

Ho visto persone che improvvisamente hanno “scoperto” i microfoni a contatto. E con “scoprire” intendo “scoprire il lavoro di qualcuno che lo ha già usato” salvo poi andare ad un negozio di elettronica, scoprire che il piezo costa meno di 5$, comprarne uno, collegarlo prendendone il segnale e meravigliarsi del fatto che non si riescono ad ottenere gli stessi risultati… Ora è chiaro, è tutta una questione di IMPEDENZA!!! Rileggete attentamente le citazioni sopra:

“Quando il segnale passa ad un ingresso a 50 Kilohm si forma un filtro passa alto a 200Hz che elimina le basse frequenze dalla registrazione.”

Quante volte mi è capitato di vedere un piezo saldato ad un jack da 1/4″? Molte, moltissime volte…Ora che si conosce la verità tecnica cosa succederà? Il passa alto non intenzionale (aka la sindrome del piccolo speaker). Prendete qualsiasi cosa voi abbiate registrato o ascoltato, passatela in un HPF a 200Hz ed ascoltate di nuovo. Suona come se provenisse da una radio a transistor del 1973. Grandioso se è quella l’intenzione, ma altrimenti…

La seconda regola nell’utilizzo del microfono a contatto è molto più pratica, si tratta di sperimentare. I risultati, spesso, sono sorprendenti – qualche volta trovo un oggetto (mi è successo la scorsa settimana) e penso: “Questo suonerà magnificamente con un microfono a contatto”,  una volta agganciato rimango sistematicamente deluso. Quello che nell’aria sembra risonante e complesso potrebbe risultare povero e poco interessante in un microfono a contatto. Ma quando accade il contrario la situazione diventa molto eccitante.

Il mio vecchio studio a Ropa Lane in Maupuia originariamente era occupato da una ditta di forniture metalliche. I vecchi inquilini mi lasciarono nel magazzino alcune enormi travi. Dando un colpetto a una di queste travi da 5 metri il suono che si otteneva era come quello di una campana. Le ho subito adorate e non vedevo l’ora di piazzargli sopra un microfono a contatto. Ma appena microfonati diventarono subito meno interessanti come suono. Da allora o capito che bisogna lavorare fuori dagli schemi e in molti casi il mistero di questa tecnica genera piacevoli sorprese. Non sapendo che tipo di suono verrà quando ci si imbatte in un corpo che risuona fa sì che il tempo rallenti. Registrando questa libreria per HISSandaROAR ho avuto molti momenti sono rimasto ore ed ore a sperimentare suoni senza rendermi conto di quanto tempo era passato – La cosa mi ha provocato un terribile mal di schiena che mi è durato tre giorni… L’unico apparecchio che mi provoca questo tipo di trance è il mio synth modulare, ma questo è un’altro paio di maniche – so che ogni volta che metto il pulsante su “on” passeranno dalle tre alle cinque ore.

Quindi se è vero che esiste una seconda regola per il club dei Contact mic è questa: NON SAPETE NULLA siate di aperta mentalità ed esplorate. Un microfono a contatto vi da l’opportunità di guardare al mondo con occhi diversi, e già questo basta per essere grati. La situazione opposta a quella delle travi, fu un’altro oggetto che comprai per pochi soldi, oggetto che non ho praticamente mai usato, in ogni caso – era una sorta di piatto doccia in acciaio inox leggerissimo. Il trucco con questo oggetto e stato quello di sospenderlo, in maniera che fosse libero di risuonare, e se ascoltato attraverso il microfono a contatto vi sareste meravigliati del fatto che una cosa del genere potesse creare quel magnifico tono musicale!

Un’altra cosa che ho sviluppato per lavorando a questa libreria è stato un metodo per creare e nominare i suoni che stavo registrando. L’analogia è questa: quando qualcuno suona un violino si può allegramente definire che il suono creato consiste di quattro parti principali:

  1. la performance umana
  2. il corpo che genera il suono (il violino)
  3. ciò che causa il suono (l’archetto)
  4. lo spazio acustico

Tutte le librerie HISSandaROAR sono create da me, quindi ignoriamo il primo aspetto della lista, ciò che genera veramente discussione in questa lista è il punto quattro, il punto quattro diventa la regola numero tre del club: NON C’E’ SPAZIO ACUSTICO date un’occhiata al video per capire cosa intendo:

DRILL meets CONTACT MIC from tim prebble on Vimeo.

Se l’affare attaccato al trapano non incontra la superficie di metallo microfonata con i Contact mic, non c’è suono. Se attivate un microfono a contatto e ci urlate sopra, questo non registrerà nulla! Questo cosa può essere un grande vantaggio. Non bisogna preoccuparsi dei rumori indesiderati – si può ascoltare la musica ad alto volume mentre si registra senza avere problemi! Ma diventa anche un fattore chiave nell’uso del suono, non essendoci riferimenti acustici che possano dare all”ascoltatore informazioni su cosa causa il suono, esso risulta come qualcosa di astratto o, grazie alla sua interessante risonanza, lavora benissimo come componente di un suono composto più complesso.

In riferimento a quanto detto sopra la regola 4 dovrebbe essere questa.

CONSIDERARE SEPARATAMENTE IL CORPO CHE RISUONA DA CIO’ CHE LO ATTIVA.

Facendo esperienza con determinati attivatori (vedi foto sotto), ho capito che solo alcuni di essi lavorano bene con determinati corpi risuonanti. Questa cosa mi ha fatto maturare un modello mentale per capire cosa può andar bene con determinati oggetti, e la cosa ha un valore inestimabile in termini di immaginazione.

Molti dei corpi e degli attivatori che ho usato per la libreria sono illustrati in questo video:

CONTACT MIC RECORDING from tim prebble on Vimeo.

Nel video è possibile ascoltare ciò che si può realizzare sulla  parte bassa dello spettro. Ci sono alcune registrazioni di quel grosso pallone giallo mezzo sgonfio – le basse frequenze create sono meravigliosamente espressive.

CONTACT MIC RUBBER Balloon low pressure PREVIEW by timprebble

La regola numero 5 non è propriamente una regola, ma richiede una riflessione: COME SI ATTACCA IL MICROFONO A CONTATTO?

Ho usato due metodi a seconda del tipo di corpo risuonante. Mi porto sempre dietro un sottile nastro biadesivo che è molto efficiente sulle superfici lisce e pulite. Questa soluzione è quella che preferisco, ma può essere molto frustrante se la superficie è sporca perché non appena si muove si stacca e va sostituito. L’altro metodo che mi capita di usare è un prodotto chiamato BluTak è pensato per attaccare i poster al muro e funziona bene sulle superfici sporche ed irregolari. Come per il nastro telato, vale la pena averli sempre dietro durante le sessioni di registrazioni. In alcuni casi estremi ho usato il BluTak tra il microfono e la superficie, il tutto avvolto con il nastro telato. Bisogna essere molto attenti nell’utilizzo degli adesivi perché troppo nastro potrebbe inibire le risonanze che si intende registrare.


La regola numero 6 è: PER FAVORE NON INVIATEMI EMAIL PER CHIEDERMI CHE MICROFONI A CONTATTO HO USATO

Farò una lista di quello che ho usato in maniera che in futuro possa inoltrare questo articolo a chiunque mi mandi email!

Molte delle registrazioni fatte per la libreria sono realizzate con due Barcus Berry Planar Wave combinati con due dei loro preamplificatori 4000XL . Il sito Barcus Barry adoro i loro pre con phantom e pad da 12dB. Non avrei potuto registrare alcuni suoni di metallo senza quel pad!

CONTACT MIC MESH WIRE scrapes stutter PREVIEW by timprebble

L’altro microfono che posseggo è il Trance Audio Inducer. I loro pre si alimentano con una batteria da 9V che mi piace meno della phantom, ma preferisco le loro capsule. Di seguito una foto che li compara:


Ci sono molti altri modelli di microfoni a contatto, un’altro di cui ho sentito parlare è il C-Ducer ma la capsula sembra troppo grande per il tipo di applicazioni che faccio io. Sentitevi liberi di commentare la vostra esperienza con altri microfoni.

L’ultima regola la 7 e : IMPARATE DALL’ESPERIENZA

Un microfono a contatto è come tutti gli altri microfoni, dovete imparare ad usarlo…e (si spera) non smettere mai di imparare! Di seguito una preview della nuova libreria:

CONTACT MIC PREVIEW by timprebble

HissandaRoar Contact Mic library

Tim Prebble
traduzione Mirko Perri

Mirko Perri

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